I nostri consigli - Non-fiction

Il linguaggio contribuisce in modo essenziale a renderci umani. Qual è la sua origine? Cosa può rivelare l'indagine evoluzionistica sulla natura del linguaggio e della comunicazione? Sullo sfondo cii ricerche interdisciplinari proveniente dalle scienze cognitive, dalla linguistica. dall'antropologia e dalla biologia evoluzionistica. Il libro intende spiegare le ragioni per cui quella umana è l'unica specie in grado di comunicare attraverso il linguaggio verbale.
Thom Scott-Philllips, Di' quello che hai in mente, Carocci 2017





Nei primi anni Settanta, nelle nazioni più industrializzate, un lavoratore su sette era immigrato e proveniva da Paesi come Portogallo, Irlanda, Turchia, Grecia, Italia. Da questo dato parte "Il settimo uomo", che affronta il fenomeno allora nascente dell'emigrazione in Europa. Pubblicato per la prima volta nel 1975, il libro resta più urgente che mai. "Il settimo uomo" esce ora in una versione rivista e aggiornata a cura di Maria Nadotti, con una nuova introduzione e una testimonianza del medico di Lampedusa Pietro Bartolo.
John Berger, Jean Mohr, Il settimo uomo, Contrasto 2017



Se ogni sport è una rappresentazione della guerra, il rugby è una guerra di conquista, il cui obiettivo è penetrare nel cuore della terra nemica. E anche un gioco dove l'imprevedibilità è congenita, anarchico come i rimbalzi del pallone. E uno sport animalesco ma soprattutto umano, perché il centro dell'azione è il pallone e non l'uomo. Per praticarlo ci vuole la forza del pugile e la maestria dell'orologiaio. Del rugby gli Ali Blacks incarnano lo spirito, la leggenda, la perfezione delle trame d'attacco. Tra loro un giorno spunta un ragazzone di origini tongane, un gigante che corre sfiorando l'erba come una gazzella. Si chiama Jonah Lomu, un «carro armato, ma veloce come una Ferrari». Al mondo si rivela nella Coppa in Sudafrica nel 1995. In semifinale, contro l'Inghilterra. La casa madre contro gli dèi di Ovalia. L'attesa e spezzata da un fax spedito all'albergo dei neozelandesi: «Ricordatevi che il rugby è un gioco di squadra. Perciò, tutti e quattordici passate la palla a lonah Lomu». Sembra uno scherzo, ma è una profezia. Lomu dominerà la sfida, seminando un senso d'impotenza nel campo avversario. La sua apparizione però è come la scia di una cometa: il suo fisico portentoso sarà tradito da una sindrome nefrosica, che finirà per prendersi anche la sua vita. Lomu, cresciuto tra i delinquenti di Auckland, salvato dal rugby, resterà nella storia dello sport come Senna o Jim Thorpe, atleti maledetti. O come Coppi, di cui era l'antitesi. «Coppi era un cirro bianco nel cielo azzurro. Lomu un nembo scuro che annuncia l'uragano».
Marco Pastonesi, L'Uragano nero, 66th And 2nd 2016

La Guerra fredda non è stata soltanto lo scontro tra due colossi militari, con i relativi macrosistemi politico-economici e blocchi di paesi alleati, né una semplice partita strategica giocata in territorio europeo. Più di ogni altra cosa, è stata la contrapposizione fra due versioni diverse della modernità, due visioni del mondo che il mondo, per loro stessa natura, aspiravano a cambiarlo. Per Stati Uniti e Unione Sovietica, i paesi chiamati alla prova dell'autogoverno dopo la decolonizzazione rappresentarono il terreno ideale su cui verificare la validità universale delle rispettive ideologie: per questo le svolte rilevanti della Guerra fredda sono strettamente legate agli sviluppi politici e sociali di Asia, Africa e America latina, sviluppi forzati dall'azione diplomatica e propagandistica delle due superpotenze, dalle campagne occulte di Cia e Kgb e, spesso, da brutali interventi militari. Muovendosi in questo quadro interpretativo, suffragato da un impressionante lavoro di documentazione, Odd Arne Westad sposta verso Sud la tradizionale prospettiva con cui si guarda alle relazioni internazionali del secondo Novecento. La sua ricostruzione storica intreccia a vicende come la guerra di Corea, la rivoluzione castrista a Cuba, la guerra del Vietnam e l'invasione sovietica dell'Afghanistan gli interventi più oscuri delle superpotenze, come quelli in Indonesia, Timor Est, Iran, Etiopia, Angola, Mozambico, Nicaragua ed El Salvador.
Odd Arne Westad, La Guerra fredda globale, Il Saggiatore 2015

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