I nostri consigli - Non-fiction

È dal 1967 che, con i suoi rapporti annuali, il Censis fotografa la realtà italiana, fornendo al pubblico uno strumento qualificato e completo per analizzare e interpretare i fenomeni, i processi, le tensioni e i bisogni del paese. Per Giuseppe De Rita, fondatore e presidente del Censis, ripercorrere il lavoro svolto in questi cinquant'anni non è solo ricordare quello che è avvenuto, ma anche «fare memoria» e fare autocoscienza collettiva di quel che siamo stati e di quel che siamo. E l'autocoscienza collettiva l'obiettivo principale di un istituto di ricerca da sempre privato, autonomo e indipendente. Uno scopo esplicitato soprattutto in quelle Considerazioni generali che hanno aperto ogni rapporto annuale del Censis: agili saggi, innovativi nel lessico e immaginifici nell'uso di metafore memorabili, che offrono le chiavi di lettura dei fatti raccontati dai dati statistici e dei processi sociali di lunga durata. Questo volume raccoglie in un testo organico e completo le considerazioni scritte da De Rita nell'arco di mezzo secolo: scorrono tra le pagine gli anni della contestazione e del terrorismo, il sommerso e l'esplosione della piccola impresa, la crescita del ceto medio e la vitalità di una società «molecolare» il cui sviluppo si è propagato «dappertutto e rasoterra», tra la fine di un secolo e l'inizio di quello nuovo.
Giuseppe De Rita, Dappertutto e rasoterra, Mondadori 2017

L'adulterio, il tradimento, l'apostasia non vengono più considerati con la gravità di una volta. Eppure molto spesso siamo testimoni di storie di tradimenti, e molti di noi hanno direttamente sperimentato un atto di infedeltà. Avishai Margalit sostiene che la tensione tra l'ubiquità del tradimento e il progressivo allentamento della sua considerazione è un segno della differenza esistente tra etica e moralità nei rapporti umani. Sul tradimento offre una spiegazione filosofica della natura delle più importanti relazioni umane - con amici, familiari o all'interno della propria comunità - attraverso la loro patologia, il tradimento. Non si può definire con sicurezza cosa sia un tradimento. Chi per alcuni è un informatore, per altri è qualcuno che ti pugnala alle spalle: un eroe o un traditore. Eppure, il concetto di ciò che significa tradire è costante attraverso i secoli e le culture. Il tradimento mina la fiducia più solida, dissolve il collante che mantiene unite le nostre relazioni più salde. L'epoca attuale dà maggior rilievo ai rapporti di fiducia tra stranieri, a quelle relazioni che assumono un ruolo centrale nell'economia globalizzata, e che però, secondo Margalit, sono controllate dalla moralità. "Sul tradimento" si occupa invece dell'etica: di ciò che dobbiamo alle persone e ai gruppi che ci forniscono un senso di appartenenza. L'autore attinge a fonti letterarie, storiche e personali (la sua infanzia durante la guerra arabo-israeliana del 1948) e analizzando il concetto di tradimento considera ciò che sono e dovrebbero essere i nostri rapporti più importanti, dando nuovo vigore alla dimenticata nozione di fraternità.
Avishai Margalit, Sul tradimento, Einaudi 2017

L'autore parte da un dato di fatto - Paolo era ebreo - e conduce la sua analisi cercando di rispondere ad alcuni interrogativi fondamentali: che cosa ha conservato l'apostolo della cultura ebraica? Quali idee ha tratto da quella tradizione? In che modo se ne è allontanato e l'ha contrastata? Domande che non solo rimettono in discussione i rapporti originari tra ebrei e cristiani e i loro debiti reciproci, ma finiscono per investire anche i rapporti successivi fra le due confessioni, perché gettano nuova luce sulle radici di una millenaria conflittualità.
Riccardo Calimani, Paolo, Mondadori 2017



Viviamo in un mondo globalizzato e interconnesso. Eppure, paradossalmente, sembra che preferiamo scrivere e leggere la nostra storia come se si fosse svolta in blocchi isolati e impermeabili. E se invece provassimo a raccontare una storia più ampia, che non sia quella di un monolitico «mondo antico», ma di tanti, diversi mondi antichi in stretta relazione uno con l'altro? Sono queste le premesse di metodo e stile con cui Michael Scott cerca di abbattere gli steccati disciplinari che hanno finora costretto lo studio della storia, dando finalmente al lettore una prospettiva interconnessa degli inizi del mondo che conosciamo oggi attraverso il racconto di tre momenti chiave del passato: la politica, la religione e la guerra, tutti fattori che hanno contribuito a creare il mondo antico dal Mediterraneo alla Cina. Così, la nascita della democrazia ateniese e della Repubblica di Roma è anche l'età degli insegnamenti di Confucio in Cina; mentre Annibale sfida la potenza di Roma e attraversa le Alpi, la Cina viene unificata nel suo primo impero; quando Costantino impone il cristianesimo al mondo romano, il buddhismo pervade la Cina attraverso le vaste rotte commerciali che oggi conosciamo come «Via della Seta». Mondi antichi è un importante lavoro di storia globale, un viaggio coinvolgente che sfida il nostro modo di pensare il passato e ridisegna la mappa dell'età classica per rivelare le sue connessioni nascoste, e ci mostra come la storia antica possa ancora riservarci utili insegnamenti per interpretare il nostro tempo.
Michael Scott, Mondi antichi, Bollati Boringhieri 2017

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